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domenica 8 novembre 2015

Il mostro dei mari - Recensione

 
  Title: IT Came from Beneath the Sea
  Paese: Stati Uniti
  Anno: 1955
  Durata: 79 minuti
  Regia: Robert Gordon
  Attori: Kenneth Tobey, Faith Domergue, Donald Curtis, Ian Keith, Dean Maddox Jr...

  "Dai disegni mille volte modificati e ritoccati dagli ingegneri. Attraverso mesi e mesi di esperimenti, e l’affannosa ricerca di nuove leghe che erano indispensabili per costruirla, scese un giorno orgogliosamente in mare quella che doveva essere l’arma più perfetta che l’uomo avesse mai creato: il sommergibile atomico.
  I suoi macchinari erano miracoli di precisione. Il suo scafo era capace di sostenere pressioni incredibili. Il suo armamento tale da intimidire il più agguerrito avversario. La mente dell’uomo aveva previsto tutto, ma non quello che era al di là della sua comprensione."
Con queste parole esatte, narrate da una voce fuoricampo mentre assistiamo al varo del mezzo, inizia il film. Il primo sottomarino a energia nucleare made in USA, vanto della nuova era dell'atomo, compie la prima traversata di prova dell'Atlantico.
  Il viaggio procede tranquillo fino a quando il radar non segnala la presenza di qualcosa, quello che sembra l'alone di una macchia di caffè pulita male. È una balena? È un sommergibile nemico? È Superman? Il capitano Pete Mathews (Kenneth Tobey) ordina di accelerare l'andatura, ma nonostante dovessero essere al comando del mezzo di trasporto più veloce mai ideato, l'alone di caffè accorcia rapidamente la distanza. D'un tratto il radar perde il segnale: qualunque cosa li stesse inseguendo si è ormai avvicinata troppo. I contatori del sottomarino scattano per la forte presenza di radiazioni. L'equipaggio va subito nel panico, ma non si tratta di una perdita del motore, l'allarme viene da fuori: la cosa che li stia marcando è radioattiva. Il capitano Mathews da ordine di spingere i motori al massimo, ma il sottomarino non si sposta di mezzo metro. Trascorrono alcuni interminabili minuti e proprio quando alcuni sommozzatori stanno per essere inviati in perlustrazione, il sottomarino recupera la sua mobilità. Qualunque presenza li avesse accostati svanisce nelle profondità.
 
 
  Il mezzo viene fatto risalire in superficie e alcuni uomini mandati a ispezionare le condizioni dello scafo. I sommozzatori recuperano uno strano oggetto, grande quanto un barile e dalla consistenza della spugna, incastrato nel timone.
  Ufficialmente, il viaggio inaugurale è andato bene, e il capitano Mathews conduce il sottomarino al porto di Pearl Harbour per effettuare altri controlli. Ufficiosamente, nessuno degli uomini a bordo sa spiegarsi cosa cazzo sia successo.
  La marina contatta due dei più brillanti biologi marini a loro disposizione, il dottor John Carter (Donald Curtis) e la professoressa Lesley Joyce (Faith Domergue), convocandoli con una discreta prepotenza e affidando loro il pezzo di spugna ritrovato sul sottomarino con la richiesta di rintracciarne l'origine. I due scienziati, dopo varie ricerche, concordano che l'oggetto è un tessuto vivente, di un qualche animale dalle dimensioni enormi, ma quando si tratta di dare un volto alla creatura nessuno dei due è capace di avanzare un'ipotesi. Carter e Joyce proseguono i loro esperimenti per dodici lunghi giorni, sotto la supervisione di un annoiato capitano Mathews.
  Fra Lesley e Pete iniziano le prime piccole schermaglie botta e risposta, e dopo un goffo tentativo di scuse da parte di quest'ultimo per aver, diciamo, "sequestrato" i due scienziati, lei ribatte in modo vagamente freddo. All'affermazione della professoressa secondo la quale il capitano non capisce niente di ciò che stanno facendo, Pete controbatte rivelando come in quei dodici giorni abbia letto tutta la ricerca di lei; dopo questo gancio ben piazzato, Lesley cede accordandogli una breve pausa caffè.
 
 
  Durante la pausa Pete indaga con sottigliezza sul rapporto fra Carter e Lesley, e quest'ultima, afferrando una provetta fra le mani e fissandola, chiede: "Quando tu guidi il tuo sottomarino, ti resta tempo per l'amore?", continuando a stringere la provetta che ha ormai evidentemente assunto tutt'altro significato. Lesley torna al lavoro, ma già si può notare un calo di quasi metà del suo tasso d'attenzione, ah... la magia dell'amore.
  La sera del tredicesimo giorno i due scienziati vengono a capo dell'enigma e Pete contatta subito il suo superiore, il quale indice per il giorno dopo una riunione con i più alti papaveri della marina. Lesley e Carter si preparano a una piccola dimostrazione visiva impiegando un normale polpo, affermando che il frammento ritrovato sul sottomarino appartiene a un animale della stessa specie, ma di dimensioni colossali. I papaveri ovviamente si mostrano scettici e Carter spiega come tempo fa fosse stato ritrovato un tentacolo lungo quasi 30 metri sulle coste del Maine, e che queste creature sono assai rare poiché di solito vivono a profondità estreme, e mai salgono in superficie se non disturbate. Che cosa può averle disturbate quindi? Per Lesley si tratta della bomba H che effettivamente, come risponde uno dei papaveri, "da qualche tempo a questa parte la bomba H viene accusata di tutte le malefatte possibili e immaginabili.". Ma non è l'atomica ad aver generato il mostro, come spesso capitava in quegli anni, no, qui si è limitata ad affamarlo.
 

  Carter procede alla dimostrazione: getta alcuni pesci nella vasca del polpo al quale era stato dato, qualche giorno prima, un pasto radioattivo e, miracolo, l'animale non riesce a catturare la preda (c'è da dire che il polpo nella vasca manco ci prova a catturare i pesci, ma voglio vedere voi a trovare un cazzo di polpo addestrato, tipo Flipper o Lassie con le ventose. Facciamo finta che ci abbia provato, ok?). La spiegazione è semplice, non so quanto scientificamente attendibile, penso neanche un po', ma facciamo finta che lo sia: alcuni pesci sembra siano dotati di un contatore geiger naturale, grazie al quale riescono a percepire la presenza del polpo e a evitarlo. La cosa ovviamente obbliga l'animale a cambiare le sue abitudini di caccia e a orientarsi su altre prede, anche terrestri se necessario, il che spiega la presenza in superficie della creatura.
  La teoria dei due biologi è tanto assurda da essere sicuramente esatta, ma com'è ovvio, l'alto comando della marina resta molto scettico sulla faccenda e li congeda senza troppi complimenti.
  Carter propone quindi a Lesley di seguirlo in Egitto con lui per alcune ricerche, il che fa nascere un po' di gelosia in Pete che... Ragazzi, lo so che preferireste un po' di azione e che la trama è lenta, ma... oh, io devo lavorare col materiale che mi ritrovo... Passiamo avanti alla prossima scena, dove finalmente il regista ci lancia un po' di noccioline. Esterno notte, mare aperto, immagine numero quattro, quello che probabilmente è un peschereccio viene aggredito da alcuni giganteschi tentacoli che avvolgono la nave. La ciurma terrorizzata si getta in acqua mentre il polpo mostruoso si avventa con ferocia contro la chiglia facendola affondare.
 

  Seguono altre scene di schermaglie amorose fra Lesley e Pete, ve le risparmio perché in fondo (ma molto in fondo) ho un gran cuore e passo oltre: alcuni superstiti del peschereccio affondato vengono tratti in salvo da un elicottero e quando rivelano ciò che è successo la marina non ha altra scelta che agire. I permessi dei biologi vengono ritirati e i due costretti a restare alla base. Le alte cariche decidono di chiudere la navigazione sull'intero Oceano Pacifico, bloccando il traffico commerciale fra ben 3 continenti. Le nazioni di tutto il mondo s'indignano per il comportamento dell'America, dietro il quale si celava la più grande operazione di caccia mai realizzata, condotta da decine di navi, sottomarini, mezzi aerei, e accompagnata dall'uso di migliaia di mine di profondità. La marina nel frattempo sposta il suo quartier generale a San Francisco, sigillando l'apertura della baia con una gigantesca rete elettrificata posta attorno al Golden Gate e mediante una fitta rete di mine tutt'attorno. Viene sviluppata anche una nuova arma, un siluro a reazione molto potente, capace di conficcarsi nel corpo dell'animale e di aggrapparsi mediante l'impiego di alette; per lanciare il siluro viene recuperato il sottomarino atomico da Pearl Harbour, l'unico mezzo con le capacità per contrastare, sia pure debolmente, il mostro.
 

  La creatura, dopo essere scomparsa per giorni, riappare nelle acque esterne alla baia di San Francisco, né le mine, né la rete riescono a fermarla e il polpo, giunto a ridosso del Golden Gate, lo avvolge fra i suoi tentacoli distruggendo l'enorme ponte simbolo della città in quella che è una delle scene più famose del film. Senza più barriere il mostro si erge a ridosso della baia, in una sempre più spasmodica ricerca di cibo; l'unica speranza per distruggerlo è rappresentata ora dal sottomarino atomico e dalla sua nuova arma, in uno scontro mortale mostro-macchina.
  Passiamo ad analizzare più in dettaglio gli aspetti che compongono il film: diretto da Robert Gordon, si tratta di un'opera purtroppo non priva di gravi difetti, in larga parte dovuti al budget, che purtroppo compromettono in modo evidente il risultato. IT aveva a sua disposizione fondi per centocinquantamila dollari, cifra oggi appena sufficiente a noleggiare l'attrezzatura di scena fino alle 22, ma che già all'epoca costringeva la produzione a costrizioni evidenti.
  La marina degli Stati Uniti in persona ha collaborato alla produzione, fornendo i suoi cantieri navali di San Francisco come ambientazione e la possibilità di impiegare un vero sommergibile di classe Balao per alcune scene (non oso immaginare come avrebbero risolto altrimenti, forse con sfondi di carta, porporina e colla vinilica). In mancanza di fondi quasi i due terzi delle scene del film sono girati in ambienti interni, spesso anche piuttosto scarni, alternando fra laboratori, ristoranti, interno del sottomarino e numerosi piccoli uffici, tappezzando alla bene e meglio le riprese da esterno con filmati di repertorio.
  

  Lo stesso mostro deve piegarsi davanti allo strapotere del dollaro (in questo caso, sarebbe più corretto dire "alla mancanza" del dollaro) limitando le sue apparizioni a poco più di tre o quattro, e svelandosi apertamente solo sul finale dove un osservatore attento potrà subito notare qualcosa di strano: il polpo è dotato di solo sei tentacoli. A Harryhausen fu permesso, sempre per motivi di budget, di costruire solo sei degli otto tentacoli del modello, dando vita a quello che è più corretto definire un "sixtopus". Questa carenza di tentacoli viene nascosta fino alla fine, mostrando solo alcune parti della creatura e impiegando, nelle scene in cui comparaiono solo uno o più tentacoli, dei grandi modelli, dei tentacoli stessi, realizzati a parte. L'animazione della creatura è comunque di buon livello, come ci si aspetterebbe da un prodotto del maestro della Stop Motion. Harryhausen, come suo solito, ci regala alcune scene degne di nota come i militari che allontanano i tentacoli dal porto della baia usando dei lanciafamme, o la scena già citata dove il sixtopus si avvolge al Golden Gate, scena realizzata mediante l'impiego del modello del polpo su di una miniatura del ponte, che è stata poi mescolata con una ripresa del ponte dal vivo.
  Il film, in buona parte per i motivi sopracitati, è purtroppo lento e fatica a ingranare, l'attacco a San Francisco è certamente d'impatto, ma sui 79 minuti della pellicola giunge dopo un'intera ora di chiacchiere e rapporti alquanto stranianti fra i tre personaggi principali, che da soli si ritrovano nel non facile compito di reggere quasi tutto il film, e non gliene si può certo fare una colpa se non riescono a farcela in pieno. Io poi personalmente gliela faccio, ma oltre ad avere un gran cuore sono pure un po' stronzo quindi... a discrezione vostra.
  Pete è un marine solido, tutto d'un pezzo, sempre pronto a lanciarsi nel pericolo o a trascinare in pista da ballo una bella donna, con la forza se necessario. È un uomo un po' rozzo, come da canone per gli eroi di una volta, ma che sa quel che vuole. Peccato che questo desiderio riguardi la cara Lesley Joyce, rappresentata nel film come "un nuovo genere di donna, che vuol essere pari agli uomini in tutto", una sorta di primo femminismo, che però sbiadisce nel momento in cui Pete diventa appena-appena più deciso nel suo approccio. A tratti Lesley sembra decisa a fare a meno di qualsivoglia uomo nella sua vita, altri invece quasi pare compiacersi di questo alternarsi di interesse nei suoi confronti fra Mathews e Carter e disposta a gettarsi nelle braccia di quello che la trama farà apparire come l'esemplare alpha. Carter sembra prendere parte al triangolo solo perché lo dice la sceneggiatura, senza mai prendere un'iniziativa o rivelando apertamente un diretto interesse, dando vita così a quello che è il triangolo amoroso più a senso unico mai visto.
 

  Aldilà del pessimo rapporto, il vero problema coi personaggi non è quello delle relazioni interpersonali, ma il fatto che mai, per quasi tutto il film, questi si ritrovano in una qualsiasi condizione di pericolo. Nonostante la presenza nelle acque americane di quello che è essenzialmente un mostro enorme, la loro preoccupazione maggiore sembra essere quella di gustarsi una bella aragosta con la maionese e danzare sulla pista da ballo; Pete e Lesley oltretutto, durante una ricognizione lungo una spiaggia, in quella che potrebbe essere la zona dove il polpo si nasconde, si concedono piacevoli bagni rilassanti in mare. Con un mostro gigante affamato. Geniale!
  Riguardo i due biologi, le loro reazioni appaiono ancor più singolari quando si discute del mostro: in pellicole del genere troviamo spesso gli scienziati dalla parte della natura, della salvaguardia di qualcosa di unico nel suo genere, ma mai in tutto il film ci viene posto il dubbio se la cattura o lo studio della bestia siano meglio del farla esplodere in mille pezzi. Ciò che maggiormente risalta è la potenza della marina americana e dei suoi mezzi, capaci di affrontare ogni minaccia; fatto forse influenzato dalla già citata collaborazione con la suddetta. "È assolutamente necessario che la sua distruzione sia completa e istantanea." Una frase che ti aspetteresti pronunciare dal capitano Pete o da un alto comando della marina, ma che provengono inaspettatamente dalla bocca dello stesso professor Carter, e nessuno sembra avere niente da obiettare. Anche quando il mostro è distrutto non troviamo il minimo senso di colpa per ciò che alla fin fine è stata una morte causata dall'uomo e dal progresso tecnologico che questo incarna. Se anche i più intellettuali fra di noi sono tanto insensibili verso il mondo naturale, è lecito chiedersi se a tutto questo progresso tecnologico non dovrebbe accompagnarsi un altrettanto progresso morale.
 

  Il film tradisce infine un certo atteggiamento ambivalente nei confronti dell'energia atomica, qui leitmotiv dell'intera vicenda, elogiandone le potenzialità nell'innovazione tecnologica e sottolineandone i rischi connessi a un uso imprudente o, più precisamente, alle conseguenze non considerate, un rapporto di rischio-promessa evidenziato dallo scontro fra il sottomarino atomico e la creatura e che rivela il pensiero della cultura dell'epoca, affascinata ma al tempo stesso spaventata da ciò che sta creando.
  Non ci sono facili risposte, sta a ciascuno giudicare secondo il proprio metro di giudizio.
  Recentemente, nel 2011, una casa editrice di fumetti e graphic novel, la Bluewater Productions, ha presentato in collaborazione con Harryhausen una serie di seguiti a fumetti di alcuni suoi film fantastici, tra i quali Il mostro dei mari, dal titolo "IT Came from Beneath the Sea... Again!".
  Un film da domenica pomeriggio. Adatto a qualche rete secondaria, da vedere quando non si ha proprio idea di come arrivare alla sera. IT può intrattenere, come ha intrattenuto me nonostante ne riconosca la bassa qualità generale, ma non è di certo per tutti i palati, soprattutto vista la lentezza nella storia.

Voto Film:

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