Attenzione. Le recensioni dei film presenti sul blog possono contenere tracce di SPOILER e frutta a guscio, in caso di allergia astenersi dalla lettura.
Volendo gli articoli trattare l'argomento nel modo più esaustivo possibile è necessaria la presenza di elementi della trama, che in assenza renderebbero monca l'analisi del film. Di conseguenza non sarà inserito alcun avviso all'interno delle singole recensioni.

giovedì 12 luglio 2018

Il risveglio del dinosauro - Recensione


   Title: The beast from 20,000 fathoms
   Paese: Stati Uniti
   Anno: 1953
   Durata: 80 minuti
   Regia: Eugène Lourié
   Attori: Paul Christian, Paula Raymond, Cecil Kellaway, Kenneth Tobey, Donald Woods...

  In una base militare del Polo Nord è in atto uno studio sugli effetti che le radiazioni nucleari producono sull'ambiente. Lo scienziato Tom Nesbitt (Paul Christian) e alcuni suoi colleghi, accompagnati da un contingente militare guidato dal colonnello Evans (Kenneth Tobey), fanno detonare un ordigno atomico fra i ghiacci disabitati dell'Artico.
  Durante un successivo sopralluogo sull'area dell'esplosione Tom e il suo collega vengono aggrediti da una misteriosa creatura dalle enormi dimensioni. Il collega senza nome muore scivolando in un crepaccio, ma una squadra di ricerca rinviene Nesbitt, miracolosamente sopravvissuto sotto un crollo di neve, e lo trasporta d'urgenza a New York.


  Tom si risveglierà diversi giorni dopo in un ospedale, ma i suoi tentativi di convincere i medici su ciò che ha visto si rivelano inutili. Nessuno sembra credergli, medici e psicologi assortiti cercano di convincerlo che la cosiddetta creatura è stata solo un parto della sua immaginazione e dello stress post-traumatico. Neanche il suo amico, il colonnello Evans, sembra appoggiarlo, rifiutandosi di organizzare una spedizione sulla base di sciocche fantasticherie.
  Fermo nelle sue convinzioni, Tom contatta uno dei più eminenti paleontologi di New York, il professor Thurgood Elson (Cecil Kellaway), ma anch'egli tenta di dissuaderlo bonariamente. Qualsiasi cosa abbia visto non poteva essere un dinosauro.


  Di diverso avviso è la giovane e procace assistente del professore, Lee Hunter (Paula Raymond), la quale, mostrandosi disposta ad accettare la possibilità che il mostro esista, si offre di passare a casa dell'uomo portandogli dei disegni raffiguranti ogni specie di dinosauro conosciuta. Una volta si usava la collezione di farfalle o il nuovo impianto stereo. Dopo una lunga ricerca Tom riconosce la creatura nel disegno di un Rhedosauro, un gigantesco carnivoro quadrupede. 
  La creatura nel frattempo, affamata dopo un digiuno infinito, attacca una nave nel bel mezzo dell'Atlantico. L'imbarcazione viene affondata in pochi minuti, ma un marinaio riesce a sopravvivere, farneticando in ospedale su di un orrendo serpente di mare. È l'occasione giusta per Nesbitt e Hunter, e quando anche il marinaio addita il Rhedosauro come responsabile della strage, il professor Elson e Tom contattano il colonnello Evans per persuaderlo a organizzare una spedizione di ricerca.
    

  Mentre gli esseri umani nel film si adoperano nelle loro inutili azioni, necessarie a raggiungere un minutaggio di pellicola accettabile, la creatura continua ad affondare navi in cerca di cibo e, ormai giunta in acque costiere, aggredisce e distrugge un faro, in quella che è forse una delle scene più iconiche del film, avvicinandosi sempre di più a quel buffet per creature giganti soprannominata New York.
  I buoni, vecchi film anni 50, figli e specchi al tempo stesso di un periodo storico particolare, e dotati di un'impronta unica mutuata da una paura di fondo che avvicinava e riuniva le persone, purché appartenenti allo stesso schieramento politico. Una paura nata dalla scoperta delle vere potenzialità dell'atomo e dalla nascita di un periodo storico noto come Guerra Fredda, che ancora per diversi decenni avrebbe spaccato il mondo in due.

  
  L'incarnazione cinematografica più autentica e conosciuta della paura dell'atomica e dei terribili effetti della radioattività è sicuramente Godzilla (quello del 1954; e non la dovrei manco specificare 'sta cosa, ma metti mai che c 'è qualche duemila ignaro...), film che non poteva non provenire dal popolo che, questo terrore, l'ha vissuto sulla sua pelle. Godzilla non è stato tuttavia il primo film, per quanto probabilmente il più riuscito, a mutuare questa paura in forma "bestiale". Meno conosicuto del suo collega giapponese, Il Rhedosauro del 1953, è stata la prima creatura che ci ha karmicamente rinfacciato i nostri errori e abusi dell'uso dell'atomo, primogenito di una lunga lista di pellicole che, da lì per almeno i due decenni successivi, avrebbero affollato le sale cinematografiche.
           

  Oggi sentir blaterare di mostri giganti, radiazioni, ecc. può dare un'idea di "stantio", ma bisogna considerare che all'epoca, di rappresentati per il titolo di pesi massimi, ce ne erano ben pochi. La lezione di King Kong, che pure aveva suscitato un grandissimo scalpore agli inizi degli anni 30, era stata dimenticata in fretta. Se ogni tanto qualche animale affamato di carne umana spuntava fuori, si trattava di casi sporadici, troppo pochi e spesso mediocri per rappresentare un autentico "filone". Il Risveglio del Dinosauro spezza questo silenzio dando il via alla generazione degli animali atomici, principalmente giganti. Un periodo molto prolifico che ha generato un gran numero di film, comprese molte perle ancora oggi degne di una visione.
               

  La regia del film è di Eugene Louriè, nato in Russia, naturalizzato francese durante le due guerre ed emigrato in seguito negli Stati Uniti. Tenete a mente questo nome, perché lo sentirete sicuramente altre volte dato che questo film inaugura una sorta di "Trilogia del dinosauro", che proseguirà con Il Drago degli Abissi, del 1959, e con il più famoso Gorgo, del 1961.
  Lo svolgimento della trama è semplice e lineare: c'è l'esplosione nucleare, c'è il risveglio del mostro, che, partendo dall'Artico, viaggerà via mare fino a raggiungere New York dove, come già il suo collega scimmione, seminerà panico e morte. Tutto molto prevedibile. Nonostante l'idea di partenza affascinante (sempre con un occhio rivolto all'epoca di uscita) sembra quasi che gli sceneggiatori non abbiano un'idea precisa di come tirare avanti per quasi un'ora e mezza di film. Non trovando soluzione migliore, decidono di far passare la prima metà dell'opera a seguire Tom, che tenta di convincere chiunque su ciò che ha visto. Gli si perdona comunque in parte un inizio povero di spettacolarità a favore della seconda parte, nella quale i momenti vuoti si riducono al minimo, e la tensione inizia rapidamente a salire.
           

  Il Risveglio del Dinosauro è quindi un film valido nella sua classicità, costellato di momenti da storia del cinema di distruzione, ma che non sembra premere fino in fondo l'acceleratore sul tema del nucleare, proponendo delle buone idee ma restituendo l'idea che avrebbe potuto restituire di più. Come molte prime opere, il tema alla base della pellicola verrà costantemente ripreso successivamente, tramite film o adattamenti che in vari casi miglioreranno o amplieranno il discorso.
  Questo film rappresenta la prima vera prova d'autore del grandissimo Harryhausen, che si ritrova a gestire da solo tutto l'apparato degli effetti speciali, confezionando un prodotto di certo non annoverabile fra i migliori, se paragonato ad alcuni suoi lavori successivi, ma non per questo di scarsa qualità. Molte sequenze sono tutt'oggi capaci di intrattenere lo spettatore, come quando il Rhedosauro afferra un poliziotto che tenta di sparargli (bell'idea, la prossima volta che un elefante mi dovesse caricare, lo affronto fionda e ciottoli alla mano) e lo divora, o l'assalto notturno a un faro solitario, con un magistrale uso del bianco e nero.

  La creatura sembra possedere tratti preistorici, elementi che ci ricordano un Tirannosauro, ma nella sua costruzione prevale una vena più fantasiosa. La postura a quattro zampe, il collo allungato e la lingua biforcuta richiamano esplicitamente un drago prima che un dinosauro. La texture del modello è ben realizzata, con la presenza d'innumerevoli piccole squame, presenta alcuni cali qualitativi qui e lì, come alla base del collo, ma si tratta d'imperfezioni trascurabili.


  L'origine in stop-motion del Rhedosauro non ne compromette il realismo del movimento. Quando cammina, il dinosauro non si limita a muoversi avanti e indietro: le abili dita di Harryhausen donano vita alla creatura alternandone il comportamento, aggressivo quando viene attaccato o è in cerca di cibo, spaesato nel muoversi fra gli edifici di un mondo nuovo per lui, costellandone l'immagine con piccoli dettagli come l'agitare periodico della lingua, simile a quello di un serpente.
  Per quanto il tema del nucleare avrebbe potuto essere trattato in modo più deciso, più evidente, non mancano aspetti del film che richiamano al pericolo di ciò che esso rappresenta, se ne viene perso il controllo. A questo riguardo, una nota affascinante sulla creatura non va ricercata nel suo aspetto estetico quanto nelle sue caratteristiche biologiche. Il sangue del Rhedosauro è saturo di batteri preistorici altamente tossici per gli esseri umani, e ogni ferita infertagli disperde nell'aria enormi quantità di patogeni, come metafora evidente della pericolosità delle radiazioni, minaccia invisibile e ben più letale della scenografica esplosione.
  Se amate i mostri giganti, questo è un film che dovete vedere, con l'ovvio occhio di riguardo verso una fantascienza d'epoca, a tratti un po' infantile, ormai decisamente vista e rivista, ma non priva di una sua bellezza intrinseca ravvisabile aldilà del mero, seppure enorme, valore storico (che da solo varrebbe comunque la visione).
  Un film che non sfigurerebbe in seconda serata, quando i bambini ormai dormono e il pubblico rimasto sveglio è abbastanza maturo da apprezzare una pellicola simile, per tutti i suoi meriti, per ciò che è stato, o anche solo perché ancora oggi, spogliato da tutto il suo background, rimane un film piacevolmente godibile.

Voto Film:

 Voto Retrò:

Trailer
 
TRIVIA
- Il risveglio del dinosauro è costato un budget di 210.000 dollari, portando a casa quasi 2 milioni di incassi solo sul territorio americano, incassando infine quasi 5 milioni totali calcolando i guadagni di tutti i paesi.

- All'uscita il film venne presentato come una trasposizione del racconto The Fog Horn, di Ray Bradbury. In verità il racconto fu usato solo come base solo per la scena dell'attacco al faro sulla scogliera. Scena che resta, comunque, fra le più belle e iconografiche dell'intera pellicola.

- All'inizio dei lavori sul film non era prevista la presenza del nome di Bradbury. Solo quando lo stesso Harryhausen fece notare come la scena dello script dove il Rhedosauro aggredisce il faro fosse sostanzialmente simile al racconto The Fog Horn, la Warner Brothers si assicurò i diritti del racconto. L'acquisizione gli permise di evitare grane successive e di sfruttare la popolarità di Bradbury, il quale, senza dover far alcunché, si ritrovò addirittura citato nei titoli di coda.

- Lo scheletro di dinosauro nella sequenza al museo è un falso; era un modello costruito e quindi prestato dalla RKO pictures per la loro commedia Susanna (Bringing Up Baby) del 1938.

- La creatura del film viene rinominata Rhedosauro e si tratta, come è facile intuire, di un dinosauro di fantasia, viste anche le dimensioni della creatura, più grandi di qualsiasi creatura terrestre abbia mai abitato il nostro pianeta.

- La colonna sonora originale doveva essere composta da Michel Michelet, ma quando la Warner Bros acquistò il film volle far riscrivere la partitura a David Buttolph. Harryhausen aveva sperato che la musica del film potesse essere prodotta da Max Steiner, che aveva già conosciuto per il suo lavoro in King Kong. Steiner, pur essendo sotto contratto con la Warner, era già molto impegnato e non poté lavorare al film, con buona fortuna di tutti perchè Buttolph compose una delle sue partiture più memorabili, con toni potenti che impostarono una traccia per la "musica per mostri giganti" degli anni a venire.

- Alcuni schizzi di preproduzione sul Rhedosauro mostrano che a un certo punto si era pensato di fornire un becco alla creatura, o addirittura un carapace simile a quello di una testuggine. Nei progetti iniziali la creatura doveva essere addirittura in grado di sputare fuoco (elemento che rafforza l'opinione sulle origini dragonesche del design), ma l'idea fu scartata per ovvi motivi di budget.

- Il Rhedosauro, nel 1956, a circa tre anni dall'uscita del film, ha fatto una comparsata sulla locandina del numero 104 del mensile di Batman. All'interno dell'albo è presente una storia riguardante una creatura chiaramente ispirata al mostro presente nel film, sebbene con nome diverso.

Nessun commento:

Posta un commento